Moneglia-Case Venino-Recroso-Cresta di Comunaglia-Costa di Vallegrande-Torre di Punta Baffe-Monte Dote-Colle Cantagallo-Riva Trigoso
Dalla stazione ferroviaria di Moneglia (4 m.) si prende la strada che scende dritta verso il paese, fino ad una scalinata che sale a destra, punto di partenza di diversi itinerari ben indicato da un evidente cartello escursionistico. Rasentiamo per mulattiera selciata, tenendo la destra, le mura del castello medievale di Monleone ritrovando l'asfalto ad uno slargo, in prossimità di due strutture alberghiere. Proseguiamo a sinistra lungo le mura, fino ad un punto panoramico che consente un primo meraviglioso colpo d'occhio sul golfo di Moneglia, incorniciato da una lato dalla torre del castello di Monleone e dall'altro da Punta Rospo. Mantenendo la destra, saliamo lungo l'asfaltata, con vista sulle formazioni arenacee su cui inizia la fioritura dell'elicriso e della ginestra selvatica, fino ad incontrare, subito dopo un grande cartello escursionistico, il sentiero FIE "due quadrati blu pieni" che si stacca a sinistra per scalinata protetta da ringhiera. Lo imbocchiamo in salita tra lecci ed olivi, uscendo su carrabile in corrispondenza di Case Venino (140), dove - ammirato lo splendido panorama sulla costa di Moneglia - proseguiamo sulla destra per saliscendi raggiungendo l'antico borgo di Recroso (127), le cui abitazioni sono ormai ridotte a ruderi poco leggibili nella macchia. SI prosegue in direzione di Punta Moneglia entrando in un forteto, fino ad un trivio (165), dove (qualora non si intenda effettuare una deviazione fino all'estremità della punta, seguendo a sinistra in discesa il sentiero FIE "tre cerchi rossi pieni") si svolta decisamente a destra, lungo lo stesso sentiero ma verso monte. Contemplato per l'ultima volta il panorama sulla baia di Moneglia che ci ha accompagnato fin qui, iniziamo la risalita della Cresta di Comunaglia, su terreni sabbiosi derivati dal disfacimenti delle arenarie, tra pinete ormai distrutte dalla cocciniglia, fino ad un altro trivio (225, c'è un'area di sosta). Qui, sulla sinistra, si riprende il sentiero "linea e punto rossi" abbandonato in precedenza, che prosegue lungo la cresta dapprima tra rimboschimenti di acacia a legno nero (specie esotica chissà perchè preferita al leccio altrettanto resistente al fuoco), per poi immettere quasi di colpo, superata una dorsale, in uno scenario di desolazione spettrale provocata dall'incendio del 2004 che ha raso al suolo l'intera zona del Monte Comunaglia. Si avanza tra rocce e tizzoni, tra cui fortunatamente fanno capolino arbusti e pianticelle che tentano di ricostituire una macchia mediterranea, fino al trivio di Costa di Vallegrande (325). Qui, abbandonato il sentiero "linea e punto rossi", che a scende a sinistra su esile traccia verso Punta Baffe (ormai in vista, si intravede anche la torre), e ignorata la deviazione (sentiero FIE "due croci rosse") che a destra permette di salire sulla vetta del Monte Comunaglia, proseguiamo sulla mulattiera principale (sempre contrassegnata dalla FIE con due croci rosse) entrando nella Vallegrande. Il versante occidentale dell'ampia vallata, formata dai due rami del rio omonimo, si presenta ancora arso dal fuoco, ma giunti in prossimità degli impluvii si entra in una bella lecceta, che ci accompagna - con piacevole vista su Punta Baffe e Punta Manara - fino al trivio di Costa di Punta Baffe, in corrispondenza di un'area di sosta (310). Prendiamo, a sinistra, il sentiero "due cerchi rossi vuoti", che discende la Costa di Punta Baffe (purtroppo funestata anch'essa dall'incendio) con meravigliosa vista su Punta Manara, Riva Trigoso e Sestri Levante (ad ovest), Vallegrande, Punta Moneglia e Punta Rospo (ad est) e i monti della Val Petronio (a nord), fino a raggiungere, all'estremità della punta, la Torre saracena di Punta Baffe (262), importante postazione d'avvistamento cinquecentesca ora ristrutturata ed adibita a bivacco. Una breve sosta e, imboccato a sinistra della torre un sentiero parallelo a quello da cui siamo arrivati, ritorniamo sulla mulattiera contrassegnata con due cerchi rossi vuoti, che scende dolcemente e senza difficoltà , superate le modeste alture del Monte Dote (182) e del Colle Cantagallo (171), verso Riva Trigoso (10), nei pressi del cimitero. Svoltiamo a sinistra al bivio, e poi a destra in prossimità della bocciofila, percorrendo per qualche centinaio di metri la carrabile che, attraversato il ponte sul Petronio, conduce alla stazione, dove avevamo lasciato l'auto.
Distanza percorsa: 11,43 km
Tempo impiegato: 3h 5'
KCal bruciate: 885,4
Cartografia:
Riviera di Levante, Golfo del Tigullio - Carta dei sentieri e rifugi 1:25.000, Edizioni Multigraphic, Firenze
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