Inizio > Escursioni > Acquedotto storico della Val Bisagno (GE), 5 aprile 2010

L'acquedotto storico della Val Bisagno

Dall'XI sec. (anche se le prime notizie certe si hanno nel 1232) e fino ai primi anni del Novecento, la città di Genova ha prelevato l'acqua potabile dal Bisagno, mediante un grandioso acquedotto civico costruito lungo la sponda destra del torrente e prolungato nei secoli prima fino a Staglieno (1295), poi fino a Trensasco (1355), ancora fino a Cavassolo (1622) per giungere infine a Schienadasino (1639). Nella prima metà del Seicento la condotta idrica venne ricoperta per evitare furti d'acqua e manomissioni sempre più frequenti, ancora nei sec. XVIII e XIX vennero realizzati gallerie e ponti canale per metterlo in sicurezza e dismettere tratti soggetti a cedimenti, infine nel 1900 l'intera copertura venne rifatta in pietra di Luserna. Poi, con l'inizio delle captazioni d'acqua oltre lo spartiacque appenninico, il progressivo abbandono: già nel 1917 l'acqua è dichiarata non potabile pur continuando ad arrivare fino in città, mentre oggi rimane in funzione solo il primo tratto, da Schienadasino a Prato, dove l'acqua del Bisagno è utilizzata dall'AMGA per il lavaggio dei filtri. In compenso, l'Acquedotto oggi è un percorso storico-ingegneristico ed naturalistico lungo 28 chilometri che dai 145 m. della Presa di Schienadasino conduce fino al centro di Genova; la difficoltà è quasi ovunque turistica, ma in alcuni tratti in cui la segnaletica è carente o la copertura della condotta mancante si richiedono un'attenzione o un orientamento tipicamente escursionistici.

Noi ne abbiamo percorso il tratto da Cavassolo a via delle Ginestre, tralasciando il primo spezzone dalla Presa a Cavassolo per incertezza sulla sua praticabilità e l'ultimo nel centro di Genova per la difficoltà di individuarne il tracciato, in due tappe: Cavassolo-Molassana e Molassana-via delle Ginestre.

 

Bibliografia:
Parodi, I monti di Genova, Andrea Parodi editore, Genova, 1999
Rosselli, Acquedotto storico di Genova - Passeggiata fotografica

Dettagli escursione

Molassana-Pino Sottano-Molini di Trensasco-Villa Croce-San Sebastiano-Preli-Staglieno-via delle Ginestre


Visualizzazione ingrandita della mappa


Da via Piacenza a Genova raggiungiamo in pochi minuti Molassana (57 m.), procedendo verso monte lungo la sponda destra del Bisagno. Troviamo parcheggio più vicino possibile a via Geirato, che imbocchiamo a piedi in direzione del ponte sifone.

Passati sotto il ponte, costruito nel 1777 per evitare il lungo giro nella franosa valle del Geirato ed attualmente impercorribile causa tratti franati, svoltiamo a sinistra lungo salita Pino Sottano; pochi metri e saliamo ancora a sinistra per una crosa che, abbandonato presto l'asfalto a favore dei tradizionali gradini, raggiunge il tracciato dell'acquedotto allo sbocco del ponte sifone dopo averlo fiancheggiato per un tratto. Giusto il tempo di arrivare al Rio Enegia ed occorre effettuare una nuova deviazione, causa impraticabilità di tutti e tre i ponti che lo attraversavano (uno medievale, uno seicentesco ed uno - l'unico crollato - ottocentesco): ad un primo incrocio con l'asfaltata si procede diritto in salita, poi, ad un nuovo crocicchio dove si trova un lavatoio, si svolta a sinistra in leggera discesa passando tra le case di Pino Sottano.
Con vista panoramica sui monti della val Bisagno fino al monte Fasce si torna a fiancheggiare l'acquedotto all'altezza di un'area verde (20' dalla partenza), fino ad intersecare nuovamente la carrabile in corrispondenza di un giardino pubblico. Qui la ressa di auto parcheggiate ci crea non pochi problemi di orientamento; dopo alcuni minuti di incertezza scopriamo che l'acquedotto proseguirebbe ben visibile a sinistra proprio nell'area verde, non fosse per i SUV posteggiati anche sopra il canale, pure da poco risistemato dai volontari del posto. Rasentando alti muri di contenimento tra boschi di roverelle l'acquedotto si porta parallelo all'asfaltata per Pino Soprano, mentre un inatteso sciame di gruppi familiari sovrappeso in senso contrario preannuncia un ristorante raggiungibile con una breve passeggiata proprio dai giardini pubblici appena superati, svelandoci il perchè di quel parcheggio selvaggio. Oltrepassato con un'ampia curva il Rio della Rocca, contorniamo il monte Pinasco portandoci pian piano dalla valle del Geirato a quella del Trensasco, tra orti e fasce coltivate spesso in abbandono.
All'altezza di San Gottardo, superata una zona di alti caseggiati popolari letteralmente addossati alla collina, il canale devia decisamente verso ovest seguendo il corso del Trensasco; qui il paesaggio si fa più ameno, con il torrente alla nostra sinistra e terrazzamenti sorretti da muri a secco a destra, mentre di fronte si staglia imponente il monte Diamante con il forte omonimo. Oltrepassato a monte il Fossato di Costa Fredda causa crollo del ponte sullo stesso, un tratto in cui occorre prestare attenzione alle numerose lastre di copertura del canale mancanti ci conduce in 45' da Pino Sottano nei pressi del ponte canale di Trensasco. Anche questo manufatto, realizzato alla fine del XIX sec. per dismettere il tratto franoso che porta alla presa di Trensasco, è impercorribile, sia perchè chiuso da un cancello, sia perchè letteralmente sommerso dai rovi, che rendono difficile persino individuarlo tra la vegetazione. Proseguiamo quindi sulla diramazione per la presa, lungo la quale si trova una imponente fornace di epoca presumibilmente settecentesca, raggiungendo i Molini di Trensasco (130), edifici a strapiombo sul Bisagno che sfruttavano l'acqua della presa, dove termina il tratto medievale dell'acquedotto.

Oltrepassato il torrente sul ponte carrabile poco oltre i Molini, seguiamo per alcune centinaia di metri a sinistra l'asfaltata, che ha cancellato un tratto dell'acquedotto, ritrovandolo al culmine di una crosa che si inerpica a destra. Attraversando la piccola frazione di Villa Croce il canale si presenta molto sconnesso in alcuni punti, anche perchè percorso da mezzi a motore, mentre più avanti l'integrità è compromessa dal terreno instabile oltre che dall'assenza di manutenzione. L'acquedotto, a lato del quale troviamo due antiche pompe ad aspirazione, contorna i terrazzamenti della Costa Cornara lungo la sponda sinistra del Fossato Cicala (dal nome della famiglia un tempo proprietaria dei terreni di questa valletta), mentre sotto di noi si intuiscono tratti dismessi del tracciato medievale. Oltrepassata una corta galleria, in 40' dai Molini si arriva al ponte canale sul Fossato Cicala (99), a destra del quale si stacca la diramazione per la presa della Cicala. Percorriamo ora in direzione della città la sponda destra del fossato, superando su tre ponticelli canale seicenteschi prima il Rio Costa Pelosa, poi il Rio Pezzola ed infine il Rio Borneli, mentre in lontananza emerge l'imponente mole del Forte Ratti sul monte omonimo. Passato un tratto franoso nella boscaglia, in cui l'acquedotto scompare per poche decine di metri, si tralascia a sinistra una diramazione per i Mulini Cicala uscendo in breve su via Lodi a San Sebastiano. La si segue a destra lungo una curva per un breve tratto, poi si ritrova a sinistra l'acquedotto, che in pochi minuti supera il Rio Figallo sul ponte canale di Preli (92), anch'esso costruito a fine '700 per evitare il giro nella valle omonima (30' dal ponte sul Cicala).

Procediamo con a destra orti e muri di cinta delle abitazioni più a monte della frazione, per poi trovarci anche a sinistra l'alto muro delle officine del gas delle Gavette, oltre il quale si incontra un'antica garitta del dazio. Attraversato su un piccolo ponte canale anche il Rio di Gava, manteniamo a sinistra il tracciato più antico dell'acquedotto, dismesso nell'800 deviando il canale nella galleria di Gava, oggi trasformato dagli abitanti di Staglieno in una piacevole passeggiata nonostante il passaggio sotto il mastodontico e rumoroso viadotto dell'A12.
All'uscita l'acquedotto fiancheggia orti ed uliveti, raggiungendo in 20' dal ponte di Preli Staglieno, proprio in corrispondenza della chiesa di S. Bartolomeo. Qui si perde per un lungo tratto, cancellato dall'asfaltata (via Cà dei Mussi) che si segue a destra contornando il muro di cinta del cimitero monumentale, fino alla casa dei filtri che dà accesso al maestoso ponte sifone sul Veilino. Lasciato a destra il canale, che prosegue solo per poche decine di metri a destra, attraversiamo con un po' di fatica (si scendono e risalgono parecchi scalini) i 380 metri del ponte per poi ricongiungerci col tracciato originario dell'acquedotto - che fino alla costruzione del ponte nel 1794 effettuava il lungo giro nella valle del Veilino - tramite la galleria di S. Pantaleo, appena risistemata e resa percorribile. Superato il Rio Pantaleo con un piccolo ponte canale, l'acquedotto scompare per pochi metri in una corta galleria e poi, oltrepassato il Rio Molinara sull'ultimo ponte canale già rasentando alti caseggiati, scende a via delle Ginestre in prossimità della chiesa del SS. Sacramento (10' dalla galleria). Qui prendiamo il bus 49 fino a piazza Canevari, dove saliamo sul 13 che ci riporta a Molassana.

Tempo impiegato: 3h 5'
Energia bruciata: 314,2 KCal
Distanza percorsa: 9,65 km
Dislivello in salita: 524,7 m.
Dislivello in discesa: 509,8 m.


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Garitta daziaria alle Gavette216 visite
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Ieri il Forte Ratti, oggi il viadotto A12212 visite
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Campanile di S. Bartolomeo a Staglieno207 visite
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Sagrato di S. Bartolomeo a Staglieno266 visite
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Chiesa di S. Bartolomeo a Staglieno298 visite
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Infilata di forti dalla casa dei filtri di Staglieno279 visite
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Ponte sifone sul Veilino dalla terrazza282 visite
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Ponte sifone sul Veilino, dal lato di S. Pantaleo272 visite
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Staglieno dal ponte sul Veilino, lato di S. Pantaleo268 visite
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Galleria di S. Pantaleo280 visite
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Ponte canale sul Rio di Molinara282 visite
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Arrivo in via delle Ginestre283 visite
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Convergenze immobiliari320 visite
     
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