Forte Castellaccio-Baracche-Valico di Trensasco-Forte Diamante-Forte Puin-Baracche-Forte Castellaccio
Posteggiata l'auto presso la stazione d'arrivo della funicolare al Righi, quartiere di Genova alla destra idrografica della foce del Bisagno, torniamo indietro per qualche decina di metri lungo l'asfaltata, imboccando a sinistra il sentiero, contrassegnato dalla FIE con una X rossa ed un rombo rosso, che taglia l'area verde attrezzata ai piedi delle mura del Forte Castellaccio.
Si contorna il lunghissimo forte, transitando a fianco di campi di tiro con l'arco allestiti nel vallo sottomura ed alternando tratti sterrati ed asfaltati, sempre con il conforto del segnavia e senza difficoltà. Superato il forte Castellaccio, si ignorano le due deviazioni che, a sinistra, conducono al Forte Sperone (ormai in vista da alcuni minuti), proseguendo di costa fino al successivo bivio (400). Qui noi, essendosi fatta l'ora di pranzo, decidiamo di seguire l'asfaltata che sale dritta fino alle Baracche, modesto insediamento rurale in cui spicca l'omonima Ostaia (osteria), presso la quale pasteggiamo.
Tornati al bivio, prendiamo a sinistra la sterrata dell'Acquedotto della Val di Noci che, sempre contrassegnata dal segnavia FIE, taglia pressochè in piano un modesto pendio affacciato sulla Val Bisagno. Notevole è il panorama nel tratto iniziale, mentre in seguito il tracciato si infrasca in una rada boscaglia, a superare un crinale secondario. Tra i pini appare fugacemente il Forte Diamante, per scomparire durante l'aggiramento di un altro colletto; oltrepassata un'area di sosta attrezzata e superato un ponte in cemento (426), si giunge alla Baita del Diamante (396), bar-trattoria ai piedi del monte omonimo nei pressi del Valico di Trensasco.
Qui si lascia la sterrata imboccando a sinistra il sentiero, contrassegnato dal segnavia FIE "tre cerchi rossi pieni", che si inerpica ripidamente sull'erboso crinale tra Val Polcevera e Val Bisagno (magnifica vista panoramica), giungendo con fatica alla sommità del monte Diamante, al cospetto del forte omonimo. Tra famiglie e compagnie di gitanti (tra cui il celebre attore Ugo Dighero), visitiamo per quanto possibile (il piano superiore è inaccessibile, salvo pericolose arrampicate lungo le mura esterne) la fortezza, da cui si gode di un bel colpo d'occhio sui colli detti I Due Fratelli e sui forti Puin e Begato. Proseguiamo quindi in discesa lungo la sterrata che, ricalcando le trincee francesi, taglia in direzione sud sempre sullo spartiacque, fino ad una sella dove si incrociano tre sentieri.
Abbandoniamo la strada di trincea, che prosegue al centro verso il Forte Begato, ed ignoriamo la deviazione che, a destra, rimonta il colle Fratello Maggiore, portando ai resti del forte omonimo ed al Fratello Minore; seguiamo invece, a sinistra, la traccia per il Forte Puin, ormai chiaramente in vista. Contornando la fortezza ad est, ne raggiungiamo l'ingresso, sfortunatamente sbarrato da un pesante cancello; poco oltre, sulla sinistra, si stacca non molto evidente il Sentiero delle Farfalle, percorso attrezzato con cartelli esplicativi delle varietà di lepidotteri caratteristiche della zona, purtroppo in buona parte divelti o rovinati dai vandali.
Lo imbocchiamo, prestando attenzione nel primo tratto causa gradonate naturali in pessimo stato, svoltando a destra al termine della discesa su una mulattiera che in breve riconduce alle Baracche. Di qui, facciamo ritorno al Righi seguendo lo stesso percorso dell'andata, lungo le mura del Forte Castellaccio.
Distanza percorsa: 16,9 km
Tempo impiegato: 4h 18'
Bibliografia:
Parodi, I monti di Genova, Andrea Parodi Editore, Arenzano (GE), 1999
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