Inizio > Escursioni > Monte Aserei (PC), 4 gennaio 2009

Mappa e dettagli escursione

Mareto-Il Fontanone-Cima Liscaro-Monte Aserei e ritorno


Visualizzazione ingrandita della mappa

Finora, per noi l'inverno è sempre stata la stagione in cui far riposare gli scarponi e dedicarsi al turismo culturale ed enogastronomico: freddo, giornate corte e raramente soleggiate, rischio maltempo, strade impraticabili, insomma un rapporto costi/benefici sconveniente per cimentarsi in escursioni. La tragedia dell'Aiona del 2005 ha rafforzato le nostre titubanze.
Ma dopo aver visto e rivisto le magnifiche foto invernali pubblicate da GRFoto, Maurizioweb e Paolosnow, il desiderio di toccare con mano le nostre montagne innevate ha prevalso sulla razionalità, complici un'abbondante nevicata nei giorni scorsi ed una giornata eccezionalmente tersa.
Digiuni di ciaspole e ramponi, nonchè scettici sulla loro indispensabilità a quote appenniniche, per rendere il nostro debutto invernale meno traumatico possibile abbiamo scelto un'itinerario breve, già collaudato e teoricamente privo di difficoltà, sia di orientamento sia di fondo ed esposizione del percorso: la salita al Monte Aserei da Mareto, un classico dell'escursionismo "per famiglie". Gli unici timori erano legati alla praticabilità della provinciale Farini-Mareto ed al rischio di affondare nella neve fresca, resi fortunamente vani dall'ottimo lavoro degli spargisale e dal precedente passaggio sul percorso di mezzi ed escursionisti che, anticipandoci, hanno battuto traccia compattando il fondo (pur creando solchi disagevoli da seguire). Insomma, pile, piumino, guanti, bastoni telescopici, scarponi e ghette sono stati più che sufficienti a trascorrere una bella giornata sulla neve, allietata da un sole splendente con temperatura mite, tanto da togliere la giacca a vento durante la salita. Unico intoppo, sulla via del ritorno, il dover risalire dal Fontanone per circa 1 km in cerca del telefonino caduto dalle tasche di GiElle...

Raggiungiamo dunque Mareto (960 m.), percorrendo da Piacenza la SP654R della Val Nure fino a Farini d'Olmo, dove - poco prima del ponte sul Nure - svoltiamo a destra, mantenendola anche al successivo bivio onde imboccare la SP57 dell'Aserei, che si segue per circa 10 km. Attraversiamo l'abitato dirigendoci al parcheggio situato alle spalle dell'Albergo dei cacciatori, per accedere al quale occorre superare una rampa in curva fra muri coperta da ghiaccio vivo: fortunatamente le gomme invernali fanno appieno il loro dovere.

Proprio all'attacco della suddetta rampa inizia il percorso contrassegnato dal segnavia 027 del CAI, che transita per la periferia nord-est del borgo intercettando nuovamente la SP57 a quota 1030 m.; noi, per comodità, seguiamo la provinciale - che da qui in poi diventa sterrata - direttamente dal parcheggio, prendendo a sinistra per Coli.
Saliamo gradualmente per l'ampia carrareccia, completamente innevata come gli alberi nel bosco a sinistra: lo spessore del manto, stando ai dati sulle precipitazioni dei giorni scorsi, sarà almeno di 70 cm. Il fondo, tuttavia, è compatto, specie seguendo le tracce lasciate dai mezzi transitati dopo l'ultima nevicata, e si procede agevolmente senza rimpiangere le racchette. Rinunciamo a priori a seguire il percorso segnato dal CAI, che taglia ripetutamente a sinistra nel folto: al di là dell'invisibilità dei segnavia, in questo contesto ambientale tali scorciatoie si risolverebbero in tempi di percorrenza più lunghi, senza aggiungere alcunchè al piacere dell'escursione.
Poco prima di oltrepassare il Rio della Fondega (1107), incontriamo uno sfortunato allevatore che, nel tentativo di recuperare un cavallo scappato dalla stalla, è rimasto bloccato nella neve con la sua Punto pur dotata di catene: impossibilitati ad aiutarlo, gli consigliamo di scendere un pochino a valle, dove avevamo constatato la presenza del segnale mobile, per telefonare al fratello e farsi trainare con il trattore.
In circa 40' si arriva al Fontanone (1179), abbeveratoio presso il quale è stata eretta, tra due pini, una edicola votiva dedicata alla Madonna: qui troviamo tre cavalli, tra cui senz'altro quello sfuggito. Tagliamo a destra per un prato, fiancheggiando un capanno, e ci riportiamo sulla provinciale, che seguiamo a sinistra in salita, trascurando di lì a poco il sentiero 001 che si immette da sinistra (1203). Superato il Rio della Marghera, in pochi minuti si perviene ad un incrocio a T (1217), dove si svolta a sinistra, ignorando ancora il sentiero 001 che si stacca a destra verso il Passo della Cappelletta; 200 metri più avanti (1233), si abbandona la carrareccia in corrispondenza di una curva a destra, oltrepassando un canale per risalire un morbido pendio.
Procediamo inizialmente a vista, seguendo le tracce di una motoslitta, per poi mantenerci al limitare di un boschetto alla nostra destra, dove ricompare il segnavia CAI. Proprio in quest'ultimo tratto, che offre le prime vedute panoramiche, incontriamo anche la prima neve fresca, prestando perciò attenzione a rimanere sul fondo già battuto onde evitare di affondare. Dopo un quarto d'ora di ripida salita si giunge al ventoso belvedere di Cima Liscaro (1306), dove si gode di un panorama che spazia dalle cime della Valle Staffora e quelle della Val Perino. Qui il sentiero CAI 027 si innesta nel 151 proveniente dal Passo S. Barbara, che si segue verso sinistra operando una decisa conversione a sud.
Manteniamo come riferimento una recinzione sulla destra, avanzando per prati e rada boscaglia nella neve sempre più profonda (supera abbondantemente il metro) e più fresca, finchè la recinzione di cui sopra ci si para innanzi trasversalmente, annunciando l'arrivo alla prateria sommitale del Monte Aserei. Aperto e richiuso il cancello, anzichè l'abituale - nella bella stagione - pascolo rigoglioso di fioriture e popolato di armenti, ecco comparire una distesa candida ed abbacinante, sulla quale a stento si distinguono le minuscole sagome di una famigliola di ciaspolatori. Inconsueto anche il panorama a 360° sui nostri Appennini innevati e - grazie ad un cielo terso come raramente ne capitano in estate - sulle cime delle Alpi Apuane, mai viste così nitidamente...se non dalla Lunigiana.
Dopo aver approfittato del papà della famigliola per farci scattare una foto insieme senza arrovellarci con l'autoscatto, attraversiamo la spianata per raggiungere - all'estremità opposta - la vetta vera e propria del monte (1431), caratterizzata da una foresta di pino nero frutto di uno dei tanti rimboschimenti di inizio '900, da cui completiamo la panoramica con le foto sulle montagne della Val Nure e Val Ceno.

Facciamo alfine ritorno a Mareto per la stessa strada dell'andata, salvo tagliare a destra l'ultima curva della provinciale passando per la periferia del borgo, come suggerito dal segnavia CAI. Transitando - ahinoi ben due volte, vedi introduzione - accanto al Fontanone, notiamo solo due dei cavalli visti in precedenza: come confermeranno i solchi freschi del trattore incontrati da lì al paese, il proprietario incontrato all'andata è riuscito poi a recuperare il suo equino...

Distanza percorsa: 12,8 km
Tempo impiegato: 3h 27'
Energia impiegata: 1168,3 KCal

Cartografia:
Alto Appennino Piacentino - carta escursionistica 1:50.000, Regione Emilia-Romagna-CAI, Piacenza, 2006

2009_0104_152540.JPG
Accoglienza al ritorno a Mareto283 visite
     
33 immagini su 3 pagina(e) 3